giovedì 29 dicembre 2011

ROCCO DI BONO - Cantava l'anno

Talvolta, anzi spesso, la storia ci viene raccontata a sciabolate. Tagli netti: di qua il bianco, di là il nero. Verità e menzogna individuate, riconosciute e separate. Senza mediazioni, senza compromessi, senza colori e in genere in sintonia col pensiero dominante.
Senza emozioni, sentimenti o turbamenti. Quasi sempre senza pietà.
Sullo sfondo indefinito del tempo ecco fluire la gelida successione degli eventi: è la Storia, bellezza.
La Storia che ha reso e rende immortali uomini e popoli e memorabili gli avvenimenti.

Rocco Di Bono ci parla di quella Storia ma lo fa con inusitata maestria e con leggerezza, rapportandola a una scala e dimensione umana con la sensibilità e il garbo dei ricordi.
Così, per Rocco, la Storia è fatta anche e soprattutto di storie umane e personali che hanno attraversato la nostra generazione, che hanno fatto parte della nostra esperienza e che hanno costruito la nostra cultura e il nostro modo di essere, che hanno inciso sui modelli sociali e forse anche sui comportamenti.
È la storia della seconda metà del Novecento, il mezzo secolo più vicino a noi, praticamente una vita narrata a flash che scattano leggeri e rapidi e illuminano un percorso, quello della conclusione di un secolo e della transizione nel nuovo millennio.

Col fiuto di un segugio, lo fa seguendo una traccia insolita e insospettabile, sorprendente, singolare, emozionante, bizzarra. Troppi aggettivi? No. Se la pista è quella del microsolco inciso sul disco in vinile prima e CD-Rom poi, vi assicuro che di aggettivi ne occorrerebbero molti altri.
Le storie e i fatti che hanno caratterizzato l’ultimo Novecento possono essere raccontati in molti e diversi modi, quello standard è costituito dal rosario delle date che snocciola e descrive man mano le vicende, in una progressiva successione di eventi.

La narrazione di Rocco Di Bono appassiona ed emoziona perché usa la musica per raccontarci questi ultimi cinquant’anni. Anche lui parte dal calendario ma incrocia poi i dati con le mille storie quotidiane e con le canzoni che hanno caratterizzato o segnato quel particolare momento storico, culturale, sociale. Ne vien fuori un coro polifonico di inusitata leggerezza e stringata bellezza che tratteggia gli avvenimenti salienti di fine secolo/millennio.

Rocco dà inizio al suo bel libro  Cantava l’anno  chiedendosi “Com’era la luna nella primavera italiana del 1950? Certamente rossa, come le bandiere sventolate dalle migliaia di contadini e braccianti che in ogni parte d'Italia andavano, in quei mesi, ad occupare le terre incolte.”
Il movimento dei “senza terra”, nonostante la brutalità della repressione scelbiana, colse in quello stesso anno il successo della riforma agraria che fu legge nell’ottobre del ’50.
Ma, sempre nel 1950, Di Bono ci ricorda che nel giro di due mesi Cesare Pavese passa dalla vittoria letteraria del Premio Strega al suicidio in una solitaria camera d’albergo. E soffiano anche drammatici venti di guerra: la Corea si infiamma, gli USA intervengono militarmente. Zitta zitta la Cina invade e si annette il Tibet.
Intanto in Italia è il ritmo beguine che tiene banco con un testo firmato da Vincenzo De Crescenzo, che descrive il vagabondare notturno e dolente di un uomo abbandonato con “l'uocchie sott’o cappiello annascunnute, / mane int’a sacca e bávero aizato”, se ne va in giro, fischiando alle stelle e rimuginando sulle sue delusioni d’amore, fino all’amara constatazione che ad aspettarlo “ccà nun ce sta nisciuno”. È la stessa Luna Rossa, forse.

Passando attraverso il boom economico, il sessantotto e la lenta rivoluzione dei costumi, lo sbarco sulla luna, la rivolta studentesca del ’77 e gli indiani metropolitani (come dimenticare i murales di Valle Giulia?), le stragi neofasciste e quelle che sapremo poi mafiose, il passaggio sotto le forche caudine degli anni di piombo, il terrorismo brigatista, le trasformazioni della e nella società italiana introdotte dalla legge sul divorzio prima e sull’aborto dopo, l’assassinio di Pasolini, il fenomeno e la diffusione delle cosiddette “radio libere”, il Vietnam, il Medio Oriente, il muro di Berlino, Piazza Tien An Men, il crollo dell’URSS, Sarajevo, Tangentopoli sono solo alcuni dei tanti accadimenti che il burrascoso mezzo secolo di Cantava l’anno ci racconta e si conclude col 1999.
È nell’ultimo anno del secolo che il progetto europeo si consolida con la nascita dell’Euro. Tra la fine del ’98 e il gennaio ’99 muoiono Battisti e De Andrè, a fine novembre a Seattle la terza Conferenza Ministeriale dell'Organizzazione Mondiale del Commercio termina tra dimostrazioni di massa contro l'OMC e la globalizzazione.

Nasce così il “popolo di Seattle”, il movimento no-global nel quale confluisce un insieme internazionale di gruppi, organizzazioni non governative, associazioni e singole persone, tutte accomunate dalla critica al sistema economico neoliberista dominato dalle multinazionali, che genera i conflitti per la supremazia economica e l'accaparramento delle risorse energetiche, idriche e delle materie prime.
Un anno dopo uscirà No Logo, un saggio della giornalista e scrittrice canadese Naomi Klein che sarà considerato uno dei testi di riferimento principali del movimento no-global e, al di là di ogni tentazione o fascino utopistico, affermerà speranzoso che “Un altro mondo è possibile.

Complessivamente, dunque, un turbinio di eventi che parte con le lotte contadine e con l’occupazione delle terre nel 1950, e si conclude col movimento internazionale che si contrappone alla globalizzazione del pianeta a partire dal 1999. Il tutto legato dal filo rosso della musica e delle canzoni che hanno scandito il tempo di quegli eventi.
Non c’è che dire, una bella galoppata che vale la pena di intraprendere.
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Cantava l’anno, Rocco Di Bono, Ed. Nuove Proposte, Martina Franca (TA).


sabato 24 gennaio 2009

INGEGNERI - ARCHITETTI - PETIZIONE

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All'Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di.......
All'Ordine degli Ingegneri della Provincia di ........
Al Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori
Al Consiglio Nazionale degli Ingegneri

OGGETTO : LETTERA – PETIZIONE in MERITO AL RAPPORTO FRA NORMATIVA di ASSEGNAZIONE INCARICHI PROFESSIONALI PUBBLICI e VIGENTI NORME DEONTOLOGICHE DELLA PROFESSIONE e sulla VIGILANZA SUI CONCORSI di PROGETTAZIONE .

L’apparizione sempre più frequente, ormai dominante, di bandi per assegnazione d’incarichi di progettazione o di altri servizi di architettura ed ingegneria, impostati su forme di preselezione sulla base del fatturato,sulla base della quantità e tipologia di lavori svolti negli ultimi anni di attività e con riguardo all' organizzazione aziendale degli studi professionali, sta determinando una situazione di mercato dell’offerta professionale elitaria, esclusiva ed in contrasto con l’articolo 8) delle norme di deontologia professionale che così recita: - per l’iscritto qualsiasi forma di libera concorrenza e leale competizione si basa esclusivamente sulla qualità del suo lavoro nel rispetto dei diritti dei colleghi.

Nei fatti più del 90 % dei colleghi professionisti, in base alla suddetta frequente formulazione dei bandi non riesce neppure a parteciparvi.
Quand'anche, magari associandosi in ATP, i professionisti riescono poi ad essere preselezionati, devono accettare condizioni a volte vessatorie, che prevedono il mancato riconoscimento della quota spese o la non retribuzione di prestazioni accessorie come i rilievi o le perizie geologiche. Infine, vincono quasi sempre quei gruppi o quei professionisti che offrono sconti tariffari di livello tale da configurare una palese violazione, oltre che del già citato art. 8 anche dell'art. 17 : L'iscritto deve evitare ogni forma di accaparramento della clientela mediante espedienti di qualsiasi tipo contrari alla dignità professionale.

Il considerare solo il criterio economico nella scelta dei professionisti è poi,a nostro parere, in palese contrasto con quanto contenuto nella Premessa delle Norme deontologiche che recita: “ L'architettura si fonda su un insieme di valori etici ed estetici che ne formano la qualità e contribuisce, in larga misura, a determinare le condizioni di vita dell'uomo e non può essere ridotta a un mero fatto commerciale regolato solo da criteri quantitativi. L'opera di architettura, ed in genere le trasformazioni fisiche del territori, tendono a sopravvivere al loro ideatore, al loro costruttore, al loro proprietario e ai loro originari utenti.

Per questi motivi sono di interesse generale e costituiscono un patrimonio della Comunità.

La tutela di questo interesse è uno degli scopi primari dell'opera progettuale e costituisce fondamento etico della professione.

La società ha dunque interesse a garantire un contesto nel quale l'Architettura possa essere espressa al meglio, favorendo la formazione della coscienza civile dei suoi valori e la partecipazione dei cittadini alle decisioni concernenti i loro interessi; gli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori iscritti alle diverse sezioni dell'albo hanno il dovere, nel rispetto dell'interesse presente e futuro della società, di attenersi al fondamento etico proprio della loro disciplina.

L’art.55 delle stesse norme deontologiche che così recita: “La vigilanza del rispetto delle vigenti norme deontologiche e l’applicazione tempestiva di quanto in esse previsto costituisce obbligo inderogabile per i componenti del Consiglio dell’ordine”,

se messo in relazione col precedente articolo 51:

“L’iscritto che intende partecipare ad un concorso deve preventivamente assicurarsi che il relativo bando sia stato approvato dall’ Ordine professionale o dal CNAPPC……la partecipazione ad un concorso, in qualità di concorrente o membro di giuria, per il quale sia stata emanata diffida dall’ordine di appartenenza o dal CNAPPC non è consentita”,

consente di individuare il percorso per gli Ordini professionali per porre fine alla inaccettabile forma di discriminazione dei professionisti su basi esclusivamente quantitative.

I sottoscritti architetti ed ingegneri si impegnano a portare all’attenzione dei rispettivi Ordini di appartenenza il presente documento di denuncia perché gli stessi Ordini:
  • ritornino ad esercitare la vigilanza sui bandi di loro competenza territoriale attraverso un loro esame puntuale;
  • nei loro poteri esercitino tutte le forme consentite, inclusa la diffida, per porre fine ad un sistema che degrada la dignità della professione ed istituisce forme di concorrenza, divisione e discriminazione fra professionisti indegne di un paese civile ed in conflitto con le norme deontologiche che devono informare la loro attività professionale;
  • diffondano fra tutti gli iscritti il presente documento per una estesa sottoscrizione;
  • indicano assemblee degli iscritti per discutere ed affrontare, una volta per tutte, l’incresciosa situazione qui denunciata.
I sottoscrittori: seguono 19 firme al 24 Gen. 2009

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mercoledì 14 gennaio 2009

Nasce OPEN VIRTUAL WORKSHOP. Una risposta positiva ai problemi della professione

Fare oggi l’architetto o l’ingegnere (ma anche il geometra) è sempre più difficile …
A parer mio l'attuale assetto normativo pesantemente influenzato dalle cosiddette liberalizzazioni di Bersani (almeno per quanto concerne la nostra attività professionale) è in evidente conflitto con le norme deontologiche che regolano la professione.


Senza parlare, poi, dell'eliminazione dei minimi tariffari e dei bandi di concorso o di affidamento di incarichi in cui sempre più spesso ci si trova di fronte ad ostacoli pressoché insuperabili: mere valutazioni quantitative (economiche e di progettazione) che non tengono in alcun conto la qualità, che comprimono a livelli intollerabili le possibilità di accesso, che rendono di fatto impossibile la libera competizione su basi eque, che spingono i liberi professionisti a trasformasi in imprese, che considerano il prodotto dell’ingegno degli architetti/ingegneri alla stregua della fornitura di una qualsiasi e banale merce industriale o bene di consumo acquisibile al massimo ribasso (!)


Su questi temi, ma non solo, sta prendendo corpo un'ampia mobilitazione che interessa tutti i professionisti delle professioni tecniche. E’ in corso di costituzione una libera associazione che abbiamo chiamato O.V.W. (Open Virtual Workshop) che, in attesa della creazione di un proprio spazio web, utilizza il blog di Archiportale.


In questa prima fase, invitiamo tutti i colleghi interessati a prendere visione dei documenti provvisori di fondazione, a dare il proprio contributo di idee, a sostenere le iniziative che si stanno mettendo in campo ed, eventualmente, a dare la propria adesione a Open Virtual Workshop.
I documenti preparatori (Manifesto di O.V.W. e Finalità) sono reperibili al seguente indirizzo:

www.archiportale.com/utenti/blog.asp?IDB=744&data=12/01/2009

Richieste di informazioni e adesioni all’email: info.ovw@libero.it



Date la vostra adesione a O.V.W.

Open Virtual Workshop è una risposta positiva ai problemi del fare architettura oggi.